venerdì 14 giugno 2013

Melior de cenere surgo

_Alberelli centenari di Nerello Mascalese a Tenuta di Fessina_ Melior de cenere surgo. “Le fiamme eruttate dal vulcano hanno prodotto terribili devastazioni. (…) E attualmente, ogni tre-quattro anni l’Etna riversa grandi torrenti di lava sulla pianura sottostante, provocando il terrore degli abitanti di Catania e la distruzione dei loro vigneti. Ma d’altra parte (secondo quanto dice Strabone) le ceneri riversate sul suolo lo arricchiscono rendendolo fertile al punto che vigneti e campi di grano sono mirabilmente rigogliosi“. Tratto da “Catania. Viaggi e viaggiatori nella città del vulcano” a cura di Ilaria Di Pietra, Catania 2007, Maimone Editore
L’Etna è un luogo particolare. Visitare l’Etna aiuta a capire quanto l’uomo sia piccolo. L’Etna riconduce alla nostra dimensione. Una montagna che cambia tutti i giorni, come noi. Tutti i giorni esce un po’ di cenere, un po’ di polvere, qualche sbuffata di fumo. Ed il paesaggio cambia visibilmente. Questo fumo apporta nuova terra alla montagna, che cresce, si rigenera. Un processo molto simile a quello che tutti noi attraversiamo ogni giorno.
L’Etna vanta una grande fortuna, ossia almeno tre o quattro vitigni autoctoni, principalmente il Nerello Mascalese, il Nerello Cappuccio, il Carricante, la Minnella. Esistono ancora alcune impurità che derivano dalla storia. Dopo la crisi che ha colpito tutta l’Europa, dovuta alla fillossera, che ha combattuto la vite strenuamente, sono stati introdotti nuovi vitigni, che apparivano più sicuri, ma poi sono tornati a dominare i vecchi vitigni. Dunque, sull’Etna, insieme ai vitigni autoctoni principali, compare ancora qualche impurità, tra cui Grenache, un po’ di Nero d’Avola qua e là, qualche Catarratto e qualche Grecanico.
Sull’Etna si trovano ancora vecchi vigneti, alcuni centenari, prevalentemente piantati col metodo tradizionale ad antichissimo ad alberello (2/3 branche per pianta con uno sperone portante due gemme) con alte densità di viti per ettaro (6.000/9.000 ceppi per Ha). Si tratta di una viticultura fatta a mano, come in Valtellina, come nella Valle della Mosella, nella Valle del Reno. Pendenze che possono variare e diffusi terrazzamenti sostengono autentiche perle rocciose: su queste piccole terrazze, crescono Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Carricante in prevalenza. Il quadro paesistico delle falde etnee è unico, una sorta di preziosissimo archivio dinamico della storia. Ripiani sovrapposti e continui, sostenuti da neri muretti a secco di pietre e scorie laviche recuperate dalla vagliatura dei terreni, sinuosi camminamenti, cumuli di pietre, palmenti, caratterizzano, con le loro forme originali e i loro colori che esaltano le varie tonalità cromatiche dei vitigni, l’intero territorio.
Gli alberelli sono allevati con un fusto centrale, dal quale si dipartono tre o quattro speroni corti rinnovati ogni anno per la produzione. Li sorregge un tutore di castagno a cui legare il tronco e la vegetazione annuale, che costituisce la struttura del vigneto. La coltivazione è assai semplice. In inverno la potatura e il ripristino dei pali di castagno usurati, in primavera la spollonatura che lascia 6/7 tralci, la pulizia dell’erba con piccole motozappe e la rifinitura a mano, il diradamento e una sfogliatura a luglio inoltrato. Gli alberelli sono sculture del tempo, potati da generazioni diverse: a volte sono forti ed eretti, a volte sono contorti e avvitati su se stessi.
Il Nerello Mascalese è a maturazione piuttosto tardiva, presenta un grappolo allungato con frequente presenza di un’ala. Questa varietà è sostanzialmente un’uva con una buccia molto sottile e quasi rosa, che assomiglia molto al Nebbiolo sul piano della pruina e ha affinità notevoli col Pinot Noir nelle caratteristiche chimiche degli antociani, presenti nella buccia. Secondo recenti studi di Rocco Di Stefano, la composizione antocianica di questa varietà è caratterizzata dalla mancanza della famiglia degli antociani acilati, così come è segnalato per il Pinot Noir. Al momento attuale sembra che il Nerello Mascalese ed il Pinot Noir siano le sole uve al mondo ad avere questa caratteristica. I tannini sono abbondanti, profondi, ed avvolgenti a piena maturazione della bacca. Dal Nerello Mascalese ci si può aspettare un aroma varietale molto complesso, dalle note terpeniche fino a quelle di tabacco. Il Nerello Mascalese produce circa 70 q.li per ha. Gli ettari di Nerello Mascalese oggi iscritti all’albo dei vigneti Etna a D.O.C. sono circa 220, di cui quasi la metà con oltre 30 anni d’età. Il luogo d’origine del Nerello Mascalese è la piana di Mascali, alle falde dell’Etna, dove le citazioni confermano che questo vitigno si coltiva da almeno quattro secoli. E’ caratterizzato dalla grande vigoria vegetativa e produttiva. Sull’Etna trova condizioni di equilibrio dovute principalmente alla scarsa profondità dei terreni agrari, all’abbondante presenza di scheletro nella tessitura dei terreni, alle alte densità di piantagione, all’altitudine piuttosto notevole, oltre che alle pratiche colturali. La variabilità di maturazione, tra contrada e contrada - come vengono comunemente definite le zone - è molto alta.
Il Nerello Cappuccio è presente solo in Sicilia, a volte conosciuto con il sinonimo di Nerello mantellato. Si ignora quale sia l’origine di questo vitigno. Dal Nerello Cappuccio, coltivato sull’Etna, si produce un vino che entra nell’uvaggio della DOC Etna Rosso con il Nerello Mascalese. Dà vini rossi particolarmente adatti all’invecchiamento. Ha grappolo più piccolo del precedente, una buccia fortemente colorata di un blu violaceo. Il Nerello Cappuccio presenta antociani totali in numero elevato. Il carattere di questa varietà è legato agli aromi di frutta conservata, di ciliegia.
Il Carricante è un vitigno esclusivamente coltivato sull’Etna, si pensa originario della zona di Viagrande. Molto fertile e molto produttivo, ha grappolo grande e alato, apparentemente neutro sul piano aromatico. Produce vini all’elevata acidità fissa, da un pH basso (2.9/3.0) e da un alto contenuto in acido malico. Le uve della varietà Carricante, con l’invecchiamento, manifestano note complesse. È interessante notare, ad esempio, la presenza, in vini di Carricante di qualche anno di età, del composto 1,1,6 - TRIMETIL -1,2- DEIDRONAFTALENE, responsabile del tipico aroma dei Riesling invecchiati. Gli ettari di Carricante iscritti oggi all’Albo dei vigneti Etna a D.O.C. sono circa 80, di cui quasi la metà con oltre 30 anni d’età.

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